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Sono tanti gli elementi che stanno preoccupando i dipendenti di farmacia e, a questi, si aggiunge anche «la differenza di retribuzione tra i colleghi delle farmacie urbane e quelli delle rurali sussidiate, prevista nell'attuale contratto - per altro scaduto da cinque anni - pari, ogni mese, a circa 63 o 54 euro, a seconda del livello. Una situazione oramai non più sopportabile, oltre che discriminatoria, che va a penalizzare ulteriormente chi vive già sulla sua pelle i disagi e le difficoltà di aree periferiche e interne del Paese. Per questo, chiediamo che nel rinnovo del contratto venga eliminata».
A lanciare l'appello Francesco Imperadrice, presidente del Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, Sinasfa, che spiega: «Riceviamo sempre più segnalazioni di colleghi che lavorano come dipendenti in farmacie rurali sussidiate e faticano ad arrivare a fine mese. Ci rendiamo conto delle difficoltà che le piccole farmacie vivono quotidianamente per garantire la capillarità del servizio farmaceutico, ma non possiamo che sottolineare che il servizio al cittadino va sostenuto con aiuti da parte delle istituzioni o delle rappresentanze, come già, in parte avviene, pur con differenze tra Regione e Regione, e non sulle spalle dei dipendenti. Se andiamo a guardare i minimi salariali previsti dall'attuale contratto (dal primo dicembre 2012), tra la paga base mensile di un dipendente di urbana o rurale e quella di uno di rurale sussidiata c'è una differenza di 63,16 euro per il primo livello Super e di 53,97 per gli altri. Solo da questo dato, la perdita per i colleghi che lavorano in una rurale sussidiata arriva a poco meno di 900 euro all'anno, ma se consideriamo che sulla paga base mensile vengono poi calcolati straordinari e quant'altro, la differenza in un anno può arrivare a circa una intera mensilità. Un gap, per altro, che pesa per tutta la vita, visto che avrà ripercussioni anche sul calcolo della futura pensione. Così, se già lo stipendio del dipendente di farmacia, anche rispetto alle altre categorie di lavoratori, è basso, la situazione dei colleghi di farmacie sussidiate è decisamente preoccupante. E lo è, ancora di più, in considerazione del fatto che chi lavora in zone disagiate è già gravato da costi indiretti maggiori, tra spese per il trasporto privato, tempo impiegato per raggiungere il posto di lavoro, spesso lontano dalla propria abitazione. Senza contare che questi colleghi, che spesso devono fare parecchi km ogni giorno per arrivare al lavoro, non riescono nemmeno a tornare a casa nella pausa, con tutto quello che comporta in termini di costi e qualità della vita».
Per questo, «avanziamo la richiesta che nel prossimo rinnovo di contratto venga eliminata questa differenza, che consideriamo discriminatoria e divisiva, nonché preoccupante nel sancire un legame tra paga base e fatturato». In generale, «non possiamo che augurarci che, in nome del servizio al paziente e della capillarità dell'assistenza, l'attenzione per le piccole farmacie da parte di istituzioni e categoria aumenti, ma parimenti ci auguriamo anche che tale attenzione sia diretta pure ai colleghi che in quelle farmacie lavorano come dipendenti e che sono sempre più gravati da difficoltà».
Francesca Giani (Farmacista 33)