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20/04/2021 di Sinasfa
QUAL E' IL LIMITE?

Ogni volta che sentiamo che è stato emanato un nuovo provvedimento “atto a valorizzare “la figura del farmacista incominciamo a “preoccuparci” e ci domandiamo cos’altro avranno intenzione di chiederci.    Ormai, a seconda della convenienza e degli interessi facciamo a volte i biologi, altre volte gli infermieri, forse prossimamente qualcuno il vaccinatore, oltre ovviamente ad incaricati al cup, farmacisti ed in molti casi anche addetti alle pulizie.  Tante mansioni un solo stipendio, certo che è estremamente comodo tanto più ché parliamo di uno stipendio datato 2011.  Chiariamo, nessuno di noi è contrario a valorizzare la figura del farmacista ma il problema è che i farmacisti non titolari non hanno rappresentanti istituzionali che riescono a curare i loro interessi e ad ottenere qualche risultato concreto, per cui la nostra situazione economica ed occupazionale peggiora ogni giorno di più e quando viene varato un nuovo “provvedimento” nella quasi totalità dei casi per noi significa maggiori   rischi e ulteriori carichi di lavoro, sempre ovviamente a costo zero e senza alcun riconoscimento di qualsiasi tipo. Valorizzare la professione del farmacista, evolverla, significa innanzitutto riformare completamente il corso di studi, creare percorsi formativi che realmente consentano di acquisire nuove competenze e soprattutto   far si che queste competenze siano applicabili sia dentro che fuori la farmacia, sia come dipendenti che come liberi professionisti. Per quale motivo, se non esclusivamente per interessi economici di parte, le cose che facciamo in farmacia non possiamo farle anche in altri contesti? Perché per lavorare dobbiamo dipendere quasi esclusivamente dalla disponibilità di posti di lavoro in farmacia? Perché migliaia di colleghi devono essere costretti ad emigrare di regione in regione per poter lavorare?             Il farmacista può erogare qualsiasi tipo di farmaco solo in farmacia, nel momento in cui si mette in proprio aprendo una parafarmacia è mortificato, nella sua professionalità non potendo cedere che solo una minima parte di farmaci in commercio. Perché noi farmacisti non possiamo aprire in piena autonomia una "Farmacia non convenzionata"?  Per i colleghi più giovani che si affacciano alla professione, chiariamo che per "farmacia non convenzionata" si intende una farmacia dove vengono erogati, sempre secondo tutte le norme vigenti, farmaci di qualsiasi fascia, inclusa la A e la C non in convenzione con il SSN ma a pagamento.                I farmacisti eseguono test tamponi ed altri esami nelle farmacie, possono farli anche come liberi professionisti presso laboratori di analisi, studi medici o in altre strutture pubbliche o private del SSN? Come vedete, tante prestazioni che siamo il più delle volte "invitati" a fare in farmacia come dipendenti a poco più di 7 euro l'ora, difficimente possiamo farle al di fuori della farmacia.

Questo è secondo voi valorizzare la figura del farmacista?

Purtroppo, ed è la realtà dei fatti, pur essendo chiamati continuamente in causa per sopperire a tante carenze sui territori, non siamo minimamente considerati quando poi si tratta di ricevere qualche riconoscimento così come è avvenuto per gli altri operatori sanitari.  Da un anno a questa parte, abbiamo collaborato attivamente e responsabilmente alla lotta alla pandemia. Ci siamo trovati pur senza averne la minima dimestichezza a fare test e tamponi, a rischiare continuamente la nostra incolumità a distanza ravvicinata con soggetti potenzialmente positivi, eppure al di la delle chiacchiere ad oggi, viste le nuove mansioni di esclusiva competenza di professionisti inseriti nel comparto della sanità che ci sono richieste senza alcun confronto sindacale,  non abbiamo letto ancora alcuna comunicazione pubblica ai colleghi di Federfarma che ci dica che passeremo nel comparto della sanità e che si rinnoverà il contratto tenendo presente che l'ultima volta che si è parlato di cifre è stato nel lontano 2011. Il contratto va rinnovato senza se e senza ma, è un nostro sacrosanto diritto calpestato da troppi anni. E ‘sconcertante sentire che non si hanno soldi per il rinnovo o che si attende che sia siglata la nuova convenzione la nuova remunerazione e quant’altro, credono forse che noi si viva di aria?  Credono forse che con uno stipendio che a stento arriva per tanti colleghi si e no a 1500 euro si possa semplicemente sopravvivere? Troppo comodo chiedere e basta. Troppo comodo aumentare il fatturato delle farmacie con le nuove mansioni calate dall'alto senza che il farmacista collaboratore che le svolge abbia potuto esprimere democraticamente il proprio parere e sia stato fissato un compenso adeguato alla prestazione e ai rischi che si corrono. 

Ultima richiesta in ordine di tempo la somministrazione dei vaccini.

Chiariamo subito che nessun farmacista collaboratore è obbligato a somministrare vaccini anti Covid se non su base volontaria e almeno consapevole delle conseguenze civili e penali a cui va incontro nel caso in cui si verificasse un evento avverso. In caso di evento avverso o letale il somministratore rischia di essere iscritto nel registro delle notizie di reato nella veste di indagato, poi sarà il giudice a valutare l'applicabilità o meno dello "scudo penale" dopo la verifica che si siano eseguiti tutti i protocolli ed applicate le varie norme in modo corretto. Per quanto riguarda il civile, e quindi un eventuale risarcimento del danno, consigliamo ai colleghi che somministreranno vaccini anti Covid-19 di verificare che l'assicurazione che li dovrà eventualmente coprire, preveda chiaramente anche la somministrazione di questi vaccini onde evitare spiacevoli sorprese. L'adesione per la vaccinazione è in capo alla farmacia come luogo fisico per le vaccinazioni, l'inoculazione è in capo al singolo farmacista, che è libero di determinarsi sulla vaccinazione Il corso dell'ISS è abilitante, ma non vuol dire che chi lo fa e lo supera, deve obbligatoriamente fare le somministrazioni.  Io posso decidere di fare il corso perché magari ho deciso su base volontaria di collaborare con i siti vaccinali, nessuno ci obbliga alla somministrazione in farmacia. Se la farmacia aderisce è su scelta del titolare per cui è solo lui che ha quanto meno un "obbligo" di somministrare i vaccini in prima persona e non certo i collaboratori che il più delle volte non sono stati nemmeno coinvolti in tale decisione.             Ci teniamo a sottolineare questo, perché molti colleghi determinati a non somministrarli ci hanno denunciato pressioni ricevute affinché somministrino i vaccini, a questi colleghi possiamo solo dire di cautelarsi confrontandosi riservatamente con legali di loro fiducia o con i nostri legali per gli iscritti al sindacato.Il nostro consiglio è di fare la massima attenzione, la legge non ammette ignoranza, e quindi nel caso in cui qualcuno decidesse di somministrarli su base volontaria secondo noi deve almeno conoscere l'accordo siglato, i protocolli di sicurezza e verificare che tutto sia stato predisposto nel miglior modo possibile. Questi documenti saranno inviati ai nostri iscritti con la prossima newsletter.

Invitiamo i colleghi a segnalarci in privato eventuali criticità relative agli argomenti trattati.

La foto è stata presa dal web.