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Sinasfa il sindacato nazionale dei farmacisti non titolari in data 11/03/2020 ha inviato una PEC
al Presidente del Consiglio dei Ministri Prof. Giuseppe Conte e per conoscenza al Ministro della salute On. Roberto Speranza e al Capo Dipartimento della Protezione Civile dott. Angelo Borrelli per chiedere che anche i farmacisti non titolari, ovunque lavorino debbano lavorare in sicurezza e per questo ha chiesto direttive da parte del Governo che impongano di effettuare il servizio a battenti chiusi a tutte le farmacie del territorio nazionale prive di garantite ed adeguate misure di sicurezza.
Sinasfa ha chiesto
- Che vengano decretate misure restrittive anche per le farmacie e per le parafarmacie obbligando tutte le sedi che non siano provviste (o fino a che non si siano adeguate) di protezioni come blindature o vetri o pannelli in plexiglass o di altro materiale compatibile che pongono una barriera protettiva integrale tra i clienti e i dipendenti, ad effettuare il servizio a battenti chiusi per tutto il tempo ritenuto necessario dalle autorità competenti.
- Che nei limiti del possibile vengano fornite anche le farmacie e le parafarmacie di guanti e mascherine omologate
- Che coloro i quali eseguono consegne a domicilio di farmaci a soggetti presumibilmente "deboli" possano effettuarle solo se dotati di protezioni adeguate quali guanti e mascherine omologate .
- Che vengano sospesi tutti i servizi che mettono a contatto diretto i dipendenti con i clienti come ad esempio la misurazione della glicemia della pressione o di altro servizio.
I farmacisti non titolari non stanno chiedendo di stare a casa protetti dai rischi di contagio come richiesto alla gran parte della popolazione italiana, ma semplicemente di poter lavorare anche loro con protocolli di sicurezza adeguati così come previsto nelle nuove restrizioni annunciate dal Presidente del Consiglio.
"Per quanto riguarda le attività produttive e professionali ..... Industrie, fabbriche, potranno ovviamente continuare a svolgere la propria attività produttive a condizione che assumano protocolli di sicurezza adeguati a proteggere i propri lavoratori al fine di evitare il contagio."
L'interpretazione è chiara, dove non esistono le condizioni di sicurezza non si può svolgere attività produttiva. Questo è riferito alle fabbriche e ad altre attività produttive, ma riteniamo che la Costituzione italiana preveda per tutti i cittadini e per tutti i lavoratori gli stessi diritti e le stesse garanzie
I farmacisti non titolari pur mancando in molte sedi i protocolli di sicurezza, così come denunciato al sindacato da molti colleghi, stanno al momento continuando a svolgere la loro missione, ma l'esposizione al contagio e i rischi che stanno correndo sono estremamente elevati e questo mette a repentaglio non solo la loro salute ma anche la continuità del servizio farmaceutico.
Ricordiamo a tal proposito che i lavoratori hanno un rappresentante per la sicurezza all'interno dell'azienda, che la valutazione dei rischi e le misure di sicurezza che il datore di lavoro deve attuare devono essere concordate con i lavoratori e. che il RLS ha il potere di proporre ricorso alle autorità competenti se ritiene che le misure preventive presenti in azienda siano insufficienti a garantire la tutela dei lavoratori.
L'emergenza coronavirus ha portato ulteriori e drammatici problemi ma non ha modificato le necessità e i bisogni della popolazione, a tutti i cittadini è permesso uscire se devono recarsi dal medico o in farmacia.
La preoccupazione per il diffondersi dell'epidemia, il timore che chiudano le farmacie e le parafarmacie, la ricerca spasmodica di mascherine protettive, la paura in particolare per gli anziani e per i cronici di restare senza farmaci che potrebbero incominciare a mancare, ha fatto si che in questi giorni moltissime farmacie avuto un forte incremento di lavoro con la conseguenza di un elevato numero di contatti tra la clientela e il personale cosa che va contro tutte le linee guida emanate fino a questo momento.