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La liberalizzazione degli orari è tra i cambiamenti dello scenario che mettono maggiormente in crisi i contenuti dell'attuale contratto nazionale del lavoro, rendendone più urgente un adeguamento, soprattutto economico. «E questo è particolarmente evidente nel caso del lavoro notturno o delle ferie» fa il punto Vincenzo Filardo, avvocato e consulente del Sinasfa, sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, che spiega: «Una cosa è il lavoro notturno legato alle necessità della turnazione delle aperture delle farmacie stabilita dalla Asl e altra cosa è quando la farmacia è aperta h24. Istituti normativi che sono nati in un certo contesto non sono in grado di dare una risposta adeguata al dipendente se trasportati in situazioni di liberalizzazione. Se la retribuzione legata al servizio notturno può avere un senso in riferimento a un suo uso limitato, quando questo viene a interessare periodi di tempo più lunghi nell'arco dell'anno - di un mese o due mesi o anche tre - è chiaro che, a livello complessivo, un adeguamento economico è quanto mai necessario. Nella definizione della retribuzione occorre infatti considerare anche quanto il dipendente mette sul piatto in termini di sofferenza fisica, umana e relazionale, ma anche professionale. Più frequentemente si ricorre, nell'arco dell'anno, al lavoro notturno, più questi elementi pesano e più, di conseguenza, occorrerebbe aumentare la relativa retribuzione».
Tanto più che «in generale, la paga mensile del farmacista dipendente è già di suo bassa, nonostante stiamo parlando di un professionista laureato e con una serie di obblighi a suo carico, dall'iscrizione all'Albo all'Enpaf». Al momento, il contratto prevede «per il servizio notturno a porte aperte una maggiorazione del 20% per le prime 8 ore. Dopo di che scatta la retribuzione oraria per le ore extra, con una maggiorazione del 20% per le ore rimanenti. Indicativamente, pur con grande variabilità, a seconda delle situazioni, non è infrequente che il servizio notturno venga condotto per 10-12 ore. In termini di retribuzione aggiuntiva, significa circa 70 euro a notte. Per il servizio a porte chiuse, invece, la maggiorazione è del 16% per le prime 8 ore e poi c'è la retribuzione oraria con una maggiorazione 10%. Questo significa indicativamente 62 euro per 12 ore.
Infine, per il notturno coincidente con un festivo infrasettimanale si calcola la retribuzione oraria con una maggiorazione 30%». Se poi la richiesta è della reperibilità, «la maggiorazione è del 10%. Questo significa che per due settimane di reperibilità si parla di circa 50-60 euro in più». Un valore che se confrontato con altre categorie di lavoratori che prestano la reperibilità notturna «è piuttosto basso e a dire la verità anche poco incentivante. È vero che di norma viene richiesto laddove il flusso di persone è basso, ma rimangono cifre non adeguate».
C'è anche un'ulteriore evoluzione che riguarda le ferie: «Solo nella mia zona» spiega «nell'arco di neanche una decina d'anni, su un totale di 22 farmacie, 13 hanno smesso di praticare la chiusura di 3-4 settimane in occasione delle ferie estive. Questo comporta un impatto sull'organizzazione delle ferie dei dipendenti di farmacia, con la conseguenza che riceviamo parecchie segnalazioni di colleghi che hanno un montante di ore di ferie non godute elevato e che riferiscono di non riuscire a totalizzare più di una settimana-dieci giorni consecutivi di ferie».
Francesca Giani (Farmacista 33)