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Roma, 27 novembre – “Il rinnovo del Ccnl farmacie, fermo per la parte normativa al 2009, non è solo e tanto una questione di soldi – dai quali, sia chiaro, non si può ovviamente prescindere –
ma anche di regole e tutele sulle condizioni di lavoro che, al momento, non tengono in alcun conto né la specificità né le criticità della farmacia, che non può essere in alcun modo assimilata ad altre realtà lavorative”.
Francesco Imperadrice (nella foto), presidente del Sinasfa, il Sindacato nazionale dei farmacisti non titolari, torna a intervenire sul rinnovo del contratto nazionale di lavoro delle farmacie private, dopo l’annuncio di una intensificazione delle trattative tra Federfarma e sindacati confederali, che hanno già messo in calendario quattro incontri (il primo l’11 dicembre, gli altri il 18 dicembre, il 22 gennaio e il 1° febbraio) per portare avanti e (questo è l’auspicio) concludere il confronto. E lo fa rivendicando un ruolo per quelle realtà sindacali, come Sinasfa, che sono espressioni dirette della rappresentanza dei farmacisti non titolari e, in quanto tali, possono certamente portare un contributo alle trattative.
“Con tutto il rispetto per i sindacati confederali, il cui ruolo non è certo in discussione, noi parliamo la stessa lingua, in termini professionali, dei farmacisti titolari che sono i nostri datori di lavoro” spiega al riguardo Imperadrice. “Conosciamo altrettanto bene la farmacia, le peculiarità del suo servizio, i suoi problemi e le criticità e ovviamente conosciamo meglio di chiunque altro leesigenze reali dei farmacisti collaboratori: abbiamo la convinzione, e lo dico senza alcuna presunzione, che tutto questo può tornare utilissimo, in sede di confronto con la parte datoriale, per mettere a fuoco senza pregiudizi i punti nodali del rinnovo contrattuale, contribuendo a indirizzare e concludere positivamente le trattative”.
“Noi siamo fin da subito disponibili a un confronto con Federfarma” ribadisce il presidente Sinasfa “e coltiviamo la speranza che la nuova dirigenza del sindacato titolari, consapevole dei grandi cambiamenti intervenuti nelle dinamiche della rappresentanza di categoria, voglia considerare questa possibilità per quella che è: un’occasione importante per centrare l’obiettivo di un rinnovo contrattuale capace di rispondere ai bisogni dei professionisti che lavorano in farmacia, in una cornice che guardi al mutato scenario in cui insiste questo presidio di salute, chiamato oggi a dare risposte nuove, più articolate, complesse e impegnative ai bisogni di salute dei cittadini”.
Imperadrice entra nel merito delle questioni che Sinasfa vorrebbe affrontare in un confronto diretto con Federfarma: “La prima è la necessità di mettere mano subito agli adeguamenti normativi del Ccnl, fermi a quasi un decennio fa, mentre sono intervenute novazioni legislative – come quella introdotte del governo Monti sugli orari – che hanno cambiato in profondità le modalità di lavoro dei dipendenti. Sui turni di servizio, ma anche su orario massimo di lavoro, disciplina degli straordinari e dei riposi, servono regole nuove, definite in un processo di condivisione, che costituiscano anche una tutela dei diritti dei dipendenti. In assenza di regole adeguate la liberalizzazione degli orari voluta da Monti, che ha portato a prolungare gli orari, in non pochi casi fino alle aperture H24, ha finito per ricadere soprattutto sul personale farmacista. Il maggior numero di ore di servizio, infatti, non è stato quasi mai accompagnato da un adeguamento del numero dei dipendenti, che sono rimasti gli stessi, con l’obbligo di sobbarcarsi orari più gravosi. Serve chiarezza e un quadro esplicito di garanzie che oggi manca”.
Al riguardo, Imperadrice sottolinea anche la realtà del tutto particolare della farmacia aperta al pubblico, che sotto il profilo aziendale altro non è che una piccola impresa con pochi dipendenti sui quali, inevitabilmente, pende l’asimmetria di un rapporto di lavoro tutto sbilanciato dalla parte del titolare.
“Il contratto altro non è che un patto che il datore di lavoro da una parte e il dipendente dall’altra debbono rispettare” spiega Imperadrice. “Ma se il primo ha una serie di strumenti efficaci di intervento nel caso di inadempienze del secondo, dal semplice richiamo fino al licenziamento, il dipendente non ha praticamente alcuna arma per far rispettare il contratto dal suo datore di lavoro, a meno – si intende – di non ricorrere alle vie legali, con tutto quel che ne consegue, su tutto il rischio concreto di una fatwa dell’ambiente lavorativo, dove reclamare un diritto davanti a un giudice equivale a essere bollati come piantagrane e a incontrare enormi difficoltà nel trovare nuove possibilità di lavoro”.
Un problema reale al quale, secondo Imperadrice, si potrebbe ovviare creando strumenti appositi, come l’istituzione di una commissione paritetica super partes, scelta congiuntamente da parte datoriale e rappresentanti dei lavoratori, che si faccia carico di risolvere le controversie all’interno della categoria, senza ricorsi alla magistratura, in modo pacifico, con minori costi e in tempi più rapidi.
Sempre per la parte normativa, c’è poi la questione ancora del tutto indeterminata dei servizi in farmacia: “Al di là degli aspetti tutti da chiarire relativi alle competenze e ai riconoscimenti economici” spiega al riguardo il presidente di Sinasfa “ci sono aspetti relativi alle responsabilità professionali e alla sicurezza personale, soprattutto per quei servizi che richiedono il contatto diretto con i clienti come nel caso dei test diagnostici e l’uso di strumentazioni. Tutte questioni che, ne sono convinto, un confronto franco e aperto tra i farmacisti di Federfarma e quelli delle sigle dei non titolari potrebbe utilmente contribuire a risolvere”.
Ma Imperadrice non dimentica ovviamente che il Ccnl è fatto anche di contenuti economici: “Basta confrontare il contratto del 2005 con quello attuale, scaduto a gennaio 2013, per rendersi conto della perdita, o meglio del crollo, del trattamento economico dei dipendenti: lo stipendio di chi ha più di 12 anni di esperienza è passato da 1708 a 2019 euro lordi al mese, con un incremento lordo di circa 300 euro dal 2005 a oggi. In pratica, più di dieci anni di esperienza si sono tradotti in 25 euro lordi al mese: il dato è di una evidenza così desolante che è persino difficile fare commenti”.
E anche a questo proposito, secondo il presidente Sinasfa, un confronto con Federfarma, a margine delle trattative avviate con i sindacati confederali, potrebbe fornire qualche elemento di sicura utilità. “Quel che ci preme è che il Ccnl venga rinnovato nel miglior modo possibile e senza sacrificare o peggio mortificare le parti in causa” spiega Imperadrice. “Come Sinasfa, siamo orientati al risultato e pienamente disponibili ad assicurare il nostro contributo che, peraltro, il coordinatore della delegazione Ccnl Federfarma Giuseppe Palaggi, in una dichiarazione pubblica, si era detto disponibile a considerare, sia pure in forme diverse da quelle del tavolo ufficiale delle trattative. Palaggi aveva affermato che in Federfarma le orecchie sono tese per ascoltare e acquisire tutte le proposte, dal momento che da ogni parte possono arrivare suggerimenti utili per la trattativa, al di là delle presenza o meno al tavolo. Un atteggiamento di apertura che è certamente apprezzabile e che, questo è l’auspicio e il messaggio che lanciamo a Federfarma, vorremmo si trasformasse in un atto concreto già nelle prossime settimane. Noi siamo pronti”.
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